Domenica 30 aprile presso il Posto delle Fragole, ex OPP, dalle 10:30 la seconda puntata degli incontri dal titolo Dal corpo alla carne. L'opera di riferimento sarà Il cristo morto di Mantegna.

Il Cristo Morto di Mantegna segna un passaggio fondamentale dell'itinerario dell'occidente e del suo destino. L'occidente fa infatti, al contrario della tradizione orientale-bizantina, una scommessa sulla temporalità. Anche se attraversando contraddizioni laceranti, ma allo stesso tempo generatrici di riflessioni e conquiste, l'occidente cristiano si muove nella direzione dell'esplorazione del limite e della finitezza umana, in sostanza verso un sapere della morte. Solo a partire da questo assunto, cioè dal procedere kenotico della nostra cultura, orientata allo svuotamento del sacro, e che ne costituisce l'orizzonte teologico e metafisico, possiamo comprendere lo sviluppo dei modi di rappresentazione del soggetto. Lungo questo percorso il rapporto tra luce e materia muta seguendo la Kenosis cristiana. L'incarnazione è di fatto un processo di spegnimento e di morte.


Mantegna – Il Cristo morto, 1477 ca. 
In Giotto, che rappresenta un momento insuperato ed unico nello sviluppo della pittura, la morte di Cristo è ancora anonima: le crocifissioni che la rappresentano risentono completamente dell'impossibilità di rendere il dolore e la sofferenza dell'uomo-dio. Ma in Mantegna, per la prima volta, questa barriera viene infranta e di fronte a noi vediamo un cadavere avvolto in una luce smorzata dalle sfumature rosso-verdognole. Non siamo però ancora giunti al naturalismo sei-settecentesco ovviamente, ma Mantegna segna la svolta e rappresenta da una parte la fine dell'Umanesimo e dall'altra, anche se nello stile monumentalistico che lo caratterizza, l'apertura verso l'esplorazione della carne. Il passaggio dell'esplorazione del corpo, a quella della carne è quindi la questione che l'umanesimo non ha saputo risolvere e che verrà attraversata progressivamente fino a raggiungere un dispiegamento completo nella nostra contemporaneità.












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